venerdì 28 settembre 2012

PATOLOGIE DA ZUCCHERO


E’ un gesto abitudinario quello di addolcire ciò che beviamo o mangiamo.
Realmente non siamo consapevoli del fatto che questo semplice gesto può  essere la causa di diversi disturbi e patologie. Un uso eccessivo e prolungato di saccarosio può impoverire la riserva di minerali del nostro organismo, causando osteoporosi e diabete di tipo 2, provocare uno squilibrio glicemico, incrementare il livello dei trigliceridi nel sangue ed essere quindi la causa  non solo di un aumento di peso (visto che si tratta comunque di un carboidrato e che quindi i suoi eccessi si trasformano in grasso), ma anche delle conseguenti patologie coronarie.
Esaminiamo i vari casi.
Per assimilare correttamente lo zucchero raffinato, abbiamo bisogno di vitamine del gruppo B e di minerali come il calcio.
Quindi quanto più zucchero consumiamo tanto più avremo carenze di queste vitamine e minerali,  con tutte le conseguenze che questo può causare.
Una carenza di vitamina B può provocare fatica cronica, mentre la continua perdita di calcio causa  osteoporosi, che non è come tutti pensano  una mancanza di calcio, ma per l’appunto una perdita causata da un’alimentazione troppo acidificante a base di prodotti animali.
Anche lo zucchero, così come tutti i derivati animali, è un alimento acidificante, quindi l’organismo per neutralizzare l’acido deve ricorrere alle scorte alcaline come il calcio. Il problema è costituito dal fatto che il calcio viene appunto sottratto dalle ossa che  guarda caso costituiscono la grande riserva di questo minerale.
Passiamo al diabete di tipo 2.
Il glucosio viene introdotto nelle cellule del nostro corpo grazie all’insulina prodotta dal pancreas. Se i pasti giornalieri sono 5, potremmo dire che per altrettante volte il pancreas lavora producendo insulina.
Mantenere costante la glicemia, cioè la quantità di glucosio nel sangue, è importante in quanto costituisce la fonte primaria dell’energia cellulare. Inoltre, serve per assicurare il normale apporto energetico al cervello, che a differenza di altri organi e dei muscoli non è in grado di immagazzinare riserve di glucosio. Questo compito viene svolto da un sistema di controllo ormonale, che vede coinvolte l’insulina e il glucagone.
La prima entra in funzione quando la glicemia si alza troppo.
Il glucosio in eccesso, infatti, viene trasformato in glicogeno nel fegato, in trigliceridi nel sangue, oppure depositato nel tessuto adiposo.
Il secondo entra in gioco quando la glicemia si abbassa, per esempio, a causa di un digiuno prolungato. La sua funzione è quella di procurare il glucosio andando a prenderlo in primis dalle riserve di glicogeno presenti nel fegato, poi quelle presenti nel tessuto adiposo ed infine può anche trasformare le proteine in energia.
Questo meccanismo può alterarsi a causa della continua introduzione di bevande o alimenti zuccherati. Se oltre ai cibi da cui otteniamo il glucosio, beviamo e mangiamo alimenti con dosi eccessive di zucchero, il nostro pancreas lavora costantemente e il sistema di regolazione di insulina viene alterato facendo si che quei meccanismi che ordinano  i livelli di glicemia nel sangue smettano di funzionare.
Per quanto riguarda lo scompenso glicemico, diciamo che la composizione chimica dello zucchero è abbastanza semplice. Non richiede quindi di un lungo processo di digestione, per cui il nostro fegato non deve sintetizzarlo ed arriva rapidamente al  sistema nervoso ed alle cellule.
Lo zucchero viene assorbito ed agisce direttamente sul sistema nervoso e sul metabolismo. Si avverte come uno stimolo veloce, ma a questo impulso energetico segue una ricaduta, con conseguenti stati di irritabilità, euforia e un continuo bisogno di ingestione di ulteriori quantità di zucchero creando così una forma di dipendenza.
Sono i cosiddetti picchi glicemici. Se continuiamo assumendo zucchero, attraverso una bibita, una caramella, un caffè,  inizia una seconda crisi glicemica ancor prima che la precedente finisca.
Questi continui "stress" ormonali portano un esaurimento delle energie e a un conseguente indebolimento generale che a lungo andare danneggiano il nostro sistema immunitario.
Ed è qui che entra in gioco l’indice glicemico degli alimenti, ossia  la velocità con la quale aumenta la glicemia in seguito all’assunzione di 50 grammi di carboidrato.

Alimenti con indice glicemico basso rilasciano energia in modo piuttosto costante per un periodo prolungato, permettendo di evitare la sensazione di fame poche ore dopo il pasto. Gli alimenti con indice glicemico elevato rilasciano l'energia sotto forma di glucosio molto più velocemente e questo fa si che la sensazione di fame ritorni a farsi sentire ben presto.

Abbiamo visto precedentemente come il saccarosio che ingeriamo in eccesso può essere trasformato in trigliceridi. Elevati livelli di trigliceridi (superiore a 200 mg / dl) sono associati ad un aumento del rischio di arteriosclerosi e quindi coronaropatia e ictus.

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