venerdì 30 marzo 2012

La nutrizione dell’uomo


La nutrizione dell’uomo dipende, dunque, dalla sua alimentazione e sebbene ognuno si alimenti a seconda dei propri gusti ed in base ad abitudini che gli vengono inculcate sin da piccolo, c'è solo una forma di nutrire il proprio corpo.


Possiamo parlare si ricette, di piatti tipici, di primi piatti, di carne, di dolci e contorni, ma non va dimenticato che non sono gli alimenti in quanto tali ad essere importanti, quanto i nutrienti in essi contenuti che verranno utilizzati dal nostro organismo con la finalità di fornire l’energia necessaria per il mantenimento delle funzioni vitali e per le attività corporee quotidiane, per la crescita e la riparazione dei tessuti e per regolare le reazioni metaboliche.Quando ingeriamo gli alimenti, non parliamo più di alimentazione ma di nutrizione.
Possiamo classificarli in macronutrienti e micronutrienti in funzione delle quantità di cui ha bisogno il nostro organismo per poter funzionare correttamente e quindi grandi quantità per i primi e piccole per i secondi, ma anche in essenziali e non essenziali, a seconda se l’organismo sia capace di sintetizzarli o debba assumerli dall’esterno.
I macronutrienti si distinguono in glucidi o carboidrati, proteine e grassi. I micronutrienti, invece, si distinguono in minerali e vitamine.
L’ acqua, merita un discorso a parte, visto e considerato che è presente nel nostro corpo in un buon 70% e le cui funzioni sono tanto importanti quanto poco note.
Quando all'organismo manca uno di questi nutrienti possiamo trovarci in presenza di carenze che possono essere temporanee o perdurare nel tempo, arrivando in alcuni casi ad essere più o meno gravi. Le carenze possono anche provocare disturbi specifici e prevedibili, visto che ogni nutriente possiede uno o più ruoli nel nostro organismo.
La carenza di vitamina C, per esempio, provoca lo scorbuto, o quella di vitamina B6 può alterare il nostro sistema nervoso, renderci irritabili e portare in alcuni casi alla depressione.
Purtroppo in occidente ci si ammala non solo in seguito a malattie dovute a deficit nutrizionali, ma anche e molto spesso dovute agli eccessi, perché in realtà mangiamo molto di più del nostro reale fabbisogno quotidiano.
La medaglia ha sempre un suo rovescio.
In un mondo in cui ogni otto secondi un bambino muore di fame, noi dobbiamo solo aprire il frigorifero per mangiare.
Il prezzo che paghiamo per aver avuto questa fortuna (?) è che i cibi sono diventati molto più calorici e molto meno nutritivi.
Credo sia realmente importante capire quanto siamo responsabili del nostro stato di salute e che le lunghe scadenze, i cibi preconfezionati o i preparati istantanei non ci sono d’aiuto.
Abbiamo regalato il nostro tempo ai padroni dell’industria alimentare e quel poco che ci rimane lo utilizziamo per fare la spesa in un supermercato, o peggio ancora in un ipermercato dove i cibi sono privi di vita. Non c’è energia vitale in un prodotto che compriamo oggi e che scadrà fra tre mesi. E’ evidente che quando un alimento viene raffinato perde le sue proprietà.
E sono proprio gli alimenti raffinati, come i cereali, l’olio e lo zucchero, a costituire la base della dieta tipo della maggior parte delle persone. Un dato di fatto, questo, da non sottovalutare in quanto questi alimenti privano l'organismo di sostanze fondamentali in modo reiterato.
Per capire meglio come siamo passati da un’ alimentazione sana ad una responsabile del nostro stato di non-salute, basta dare uno sguardo al passato.
La nostra specie ebbe origine nella savana africana quasi duecento mila anni fa.
I nostri antepassati erano nomadi, raccoglitori e cacciatori. Ciò significa che tutti i giorni camminavano per procurarsi da mangiare. Si alimentavano essenzialmente di verdure, germogli, bacche, frutta, semi e carne. Ovviamente erano tutti alimenti ricchi di nutrienti in virtù della fertilità dei terreni e la carne era magra perché gli animali erano selvaggi.
Nel passaggio dalla preistoria alla storia l'alimentazione dell'uomo subì un cambio . Fu cosi che i nomadi, raccoglitori e cacciatori vennero sostituiti dagli agricoltori e allevatori sedentari. La carne incominciò ad essere più grassa, in quanto gli animali domestici erano evidentemente più sedentari rispetto a quelli selvaggi, le verdure e i germogli lasciarono il posto al grano e si incominciarono a consumare i derivati del latte di capre e vacche.
Con l'arrivo della rivoluzione industriale e la nascita dell'industria alimentare moderna abbiamo letteralmente acquisito una dipendenza per gli alimenti elaborati e raffinati. Il passaggio dai mercati ai supermercati, d'altronde, non è altro che il triste testimone di questo cambio, in cui abbiamo deciso di sacrificare la genuinità in favore della lunga scadenza. Cambi che aumentano man mano che ci avviciniamo alla dieta attuale. E’ sotto gli occhi di tutti che il consumo di cereali raffinati, di carne, di latte e latticini, è aumentato a discapito dei semi, verdure e ortaggi freschi.
Dunque possiamo dire che gli uomini hanno vissuto per 100.000 generazioni come cacciatori-raccoglitori. Dall’inizio della rivoluzione industriale sono trascorse solo 10 generazioni. E solo 2, le ultime, sono cresciute con i fast food. Eppure geneticamente le cose non sono cambiate, siamo gli stessi da quasi duecentomila anni. I nostri geni non sono cambiati.
Le nostre abitudini alimentari, si. Possiamo dire che i cambi nella nostra dieta sono avvenuti troppo in fretta ed i nostri geni non si sono ancora adattati.
La nostra evoluzione è avvenuta in un periodo di scarsezza di alimenti ed è stata caratterizzata dal conseguente sforzo per ottenerli. Per contro, nel mondo attuale il cibo abbonda e il consumo energetico per procurarseli è decisamente irrisorio. Penso sia sotto gli occhi di tutti che l’esserci allontanati troppo da quella che era l’alimentazione a cui eravamo geneticamente predisposti ha influito notevolmente sulla nostra salute, dando origine alle cosiddette malattie degenerative.
Oggi non si muore più di morte naturale, siamo così abituati a vivere con allergie, emicranie, diabete, ipertensione e osteoporosi che siamo convinti che sia normale arrivare ad una certa età e perdere la salute. Ritengo, invece, che si tratti di sintomi evidenti che ci avvisano che qualcosa nel nostro corpo no va, e noi invece di cercare di capire perché si diventa diabetici, per esempio, pensiamo bene di affidare la nostra salute ad un farmaco, senza sapere che la iatrogenia è una delle principali cause di morte.



mercoledì 7 marzo 2012

Alimentarsi per nutrirsi

La passione per l’ alimentazione è nata circa 6 anni fa, quando a causa di problemi di salute, mi sono interessata per un qualcosa di così ovvio com’è il cibo ma al tempo stesso così poco diffusa come può essere la conoscenza di ciò che ingeriamo.
Alla curiosità iniziale sono seguiti studi e tanta lettura.
Da questa passione è nata l'idea del blog, la cui unica pretesa, nel caso ce ne fosse una, è quella di regalare la consapevolezza dell’importanza di ciò che mangiamo,
quella di far sì che il binomio alimentazione-salute abbia il peso e l’importanza che dovrebbe, in una società in cui si è persa di vista la dimensione olistica dell’uomo e della sua integrazione con la natura a favore della non cultura del cosiddetto fast food.


Mangiare è uno degli atti più importanti e vitali che realizziamo quotidianamente. Nonostante ciò la maggior parte delle volte, perde quest'importanza intrinseca per trasformarsi in un semplice atto abitudinario, precipitato e incosciente.
E allora c'è chi mangia tanto per mangiare magari guardando la televisione, c'è chi mangia di fretta o in piedi e chi lo fa pensando che una cosa vale l’altra. Il comune denominatore in tutti questi casi è che difficilmente si presta attenzione a ciò che si sta mangiando.
Il come e quando ci alimentiamo viene determinato da alcuni aspetti fondamentali, tra cui citerei senza dubbio la disponibilità degli alimenti nel mercato, il potere d'acquisto e la cultura alimentare.
Tralasciamo i primi due in quanto ovvi, mi soffermerei piuttosto sul terzo aspetto.
Quando parliamo di cultura alimentare facciamo riferimento in particolar modo al fattore psicologico e al concetto di tradizione, per questo mangiamo ciò che più ci piace e preferiamo quegli alimenti a cui siamo abituati per consuetudini familiari. Se sin da piccoli i nostri genitori ci hanno abituato a mangiare merendine già confezionate e a bere bibite zuccherate, con ogni probabilità daremo per scontato che queste abitudini siano sane, nel senso lato del termine.
Le considereremo, dunque, abitudini assodate in quanto mamma e papà ce le hanno insegnate e non metteremo in discussione la loro genuinità. E' l'abitudine ad essere considerata sana, non la merendina in sé. E’ un escamotage, quello del tramandare ( in questo caso parliamo dei saperi culinari e delle conoscenze alimentari), che si utilizza per non dubitare di quello che ci viene detto e insegnato. Un piccolo esempio a me caro: se sin da piccolo ti fanno bere il latte di mucca perché ti dicono che contiene calcio e fa bene alle ossa, tu lo bevi e con ogni probabilità insegnerai a tuo figlio che bisogna bere il latte vaccino perché fa bene. E’ proprio questo l'ostacolo più difficile da sormontare quando si parla di alimentazione sana ed equilibrata, è il riuscire a cambiare le abitudini alimentari che ci portiamo dietro. Smontare certe verità è tanto più difficile quanto più ignoranti siamo al rispetto di qualcosa. Abituarsi a mangiare determinati cibi, a fare qualcosa, a credere in qualcosa implica apatia nel mettere in discussione ciò che si crede ovvio.
Se a queste abitudini aggiungiamo i falsi miti creati dalle manipolazioni pubblicitarie che hanno contribuito a creare nella nostra mente svariati concetti erronei, allora il gioco è fatto.
Quest’argomento sarà al centro di questa incursione nel mondo dell’alimentazione.
Ritornando alla nutrizione non possiamo dimenticare la dimensione psichica e sociale del cibo : mangiare è un vero e proprio piacere, che va ben oltre il semplice atto di ingerire alimenti. E' un qualcosa di rituale e simbolico. Per questo ci sono cibi che erroneamente premiano, cibi da mangiare nei giorni di festa o tutti i giorni, cibi popolari oppure quelli che solo le tasche dei più abbienti possono permettersi. Spesso il semplice quanto impercettibile odore di un cibo ci può portare indietro negli anni e il solo pensiero di quello che mangeremo può farci venire l’acquolina in bocca.
Ci riuniamo per mangiare, ma possiamo anche rifocillarci, consumare uno snack, spiluccare qualcosina, gustare un dolce, assaporare, rimpinzarci, far fuori, deglutire, saziarci, sfamarci, abbuffarci. Mille modi di compiere un solo atto.
Ma al di là di tutto ciò, quello che ci rimane dopo aver mangiato è ciò che realmente ci dovrebbe interessare visto che la nostra salute psico fisica dipende anche da come ci cibiamo. O per essere più precisi dipende dai nutrienti che possiedono i cibi che ingeriamo.