venerdì 28 settembre 2012

DOLCIFICANTI ARTIFICIALI ED ALTERNATIVE


Ecco cosa si nasconde dietro o per meglio dire dentro una zolletta di zucchero.
Il vero problema sta nel nell’utilizzo del tutto ingiustificato che viene fatto dello zucchero e non parliamo solo di quello che decidiamo di utilizzare volutamente.
E’  molto più preoccupante il consumo del  cosiddetto zucchero di lavorazione, quello che viene aggiunto negli alimenti anche quando non sono dolci.
Potrebbe stupirci sapere che i wurstel, il ketchup, le passate di pomodoro, l’aceto balsamico, i sughi pronti, i cereali per la colazione, certi tipi di salumi e il pane industriale contengono zucchero.
Ma quali sono dunque le alternative  allo zucchero bianco?
Di certo  ricorrere ai dolcificanti artificiali come saccarina e aspartame, non è una buona idea.
Il fatto che non apportino calorie non significa che siano innocui per il nostro organismo. Vari studi, infatti, hanno dimostrato come l’uso reiterato di questi dolcificanti può essere cancerogeno se assunti in grandi quantità.
Sebbene siano state stabilite delle dosi entro le quali l’assunzione dei dolcificanti artificiali non comporterebbe nessun pericolo, dobbiamo tener presente che biochimicamente siamo tutti diversi e che quindi non reagiamo a queste assunzioni nella stessa maniera.

Sarebbe meglio optare per lo zucchero di canna integrale, in quanto conserva tutte le sue proprietà, attenzione però a  non confonderlo con quello grezzo di canna che comunque è in parte raffinato ma non del tutto sbiancato.
Il vero zucchero di canna ha un leggero retrogusto di liquirizia, è granuloso, marrone ed è umido.
Un discorso simile va fatto per il fruttosio, noto come lo zucchero della frutta.
Una cosa è ingerirlo attraverso un frutto che lo contenga, ben altro è comprare quello attualmente in commercio, che si ottiene convertendo il glucosio presente nell'amido di mais, mediante un processo di isomerizzazione.

Il fruttosio ha un più basso indice glicemico  rispetto al saccarosio e quindi determina un moderato incremento della glicemia. Tuttavia se assunto per lunghi periodi determina obesità, stress ossidativo, danni vascolari, ed ipertensione.
Quindi dovendo scegliere dovremmo optare sempre per i dolcificanti naturali, come per esempio il miele, lo sciroppo d’acero, il malto d’orzo,il succo d’agave o il succo d’uva.
Oppure si potrebbe optare per la stevia, una sostanza dolcificante proveniente dal Sud America, estratta dalle foglie dell’omonima pianta. Foglie, che quando sono disidratate, hanno un potere dolcificante  da 150 a 250 volte rispetto al comune zucchero. Contrariamente allo zucchero i principi attivi della stevia non hanno alcun potere nutrizionale (zero calorie), ed essendo prodotti naturali sono relativamente stabili nel tempo ed alle alte temperature, per cui conservano perfettamente le loro caratteristiche anche in prodotti da forno o in bevande calde.
Eppure ricordatevi che è solo una questione di abitudine.
Come quella di mettere il sale nell’insalata, o di usare il dado per la preparazione del brodo, sono piccoli gesti che in maniera silenziosa ma quotidianamente peggiorano il nostro stato di salute.
Quando capiamo realmente l’importanza di non zuccherare ciò che beviamo o mangiamo, significa che stiamo prendendo coscienza e conoscenza di un problema che per la prima volta ha fatto si ( insieme ad altri fattori ed abitudini alimentari errate) che la speranza di vita dei bambini che crescono nella nostra società si sia ridotta.
Per ultimo, solo ricordare come si è arrivati a considerare l’utilizzo dello zucchero come un qualcosa di naturale.
In Italia, dagli anni '80, l'industria produttrice di zucchero, per contrastare la concorrenza dei dolcificanti sintetici, mise in atto una campagna pubblicitaria in cui l'uso dello zucchero veniva direttamente collegato allo sviluppo delle facoltà celebrali. Ovviamente non vi è nulla di scientifico dietro questa trovata pubblicitaria.
Ogni essere umano, infatti, è in grado di ottenere il glucosio di cui ha bisogno dalle molteplici sostanze alimentari che non necessariamente sono dolci.

PATOLOGIE DA ZUCCHERO


E’ un gesto abitudinario quello di addolcire ciò che beviamo o mangiamo.
Realmente non siamo consapevoli del fatto che questo semplice gesto può  essere la causa di diversi disturbi e patologie. Un uso eccessivo e prolungato di saccarosio può impoverire la riserva di minerali del nostro organismo, causando osteoporosi e diabete di tipo 2, provocare uno squilibrio glicemico, incrementare il livello dei trigliceridi nel sangue ed essere quindi la causa  non solo di un aumento di peso (visto che si tratta comunque di un carboidrato e che quindi i suoi eccessi si trasformano in grasso), ma anche delle conseguenti patologie coronarie.
Esaminiamo i vari casi.
Per assimilare correttamente lo zucchero raffinato, abbiamo bisogno di vitamine del gruppo B e di minerali come il calcio.
Quindi quanto più zucchero consumiamo tanto più avremo carenze di queste vitamine e minerali,  con tutte le conseguenze che questo può causare.
Una carenza di vitamina B può provocare fatica cronica, mentre la continua perdita di calcio causa  osteoporosi, che non è come tutti pensano  una mancanza di calcio, ma per l’appunto una perdita causata da un’alimentazione troppo acidificante a base di prodotti animali.
Anche lo zucchero, così come tutti i derivati animali, è un alimento acidificante, quindi l’organismo per neutralizzare l’acido deve ricorrere alle scorte alcaline come il calcio. Il problema è costituito dal fatto che il calcio viene appunto sottratto dalle ossa che  guarda caso costituiscono la grande riserva di questo minerale.
Passiamo al diabete di tipo 2.
Il glucosio viene introdotto nelle cellule del nostro corpo grazie all’insulina prodotta dal pancreas. Se i pasti giornalieri sono 5, potremmo dire che per altrettante volte il pancreas lavora producendo insulina.
Mantenere costante la glicemia, cioè la quantità di glucosio nel sangue, è importante in quanto costituisce la fonte primaria dell’energia cellulare. Inoltre, serve per assicurare il normale apporto energetico al cervello, che a differenza di altri organi e dei muscoli non è in grado di immagazzinare riserve di glucosio. Questo compito viene svolto da un sistema di controllo ormonale, che vede coinvolte l’insulina e il glucagone.
La prima entra in funzione quando la glicemia si alza troppo.
Il glucosio in eccesso, infatti, viene trasformato in glicogeno nel fegato, in trigliceridi nel sangue, oppure depositato nel tessuto adiposo.
Il secondo entra in gioco quando la glicemia si abbassa, per esempio, a causa di un digiuno prolungato. La sua funzione è quella di procurare il glucosio andando a prenderlo in primis dalle riserve di glicogeno presenti nel fegato, poi quelle presenti nel tessuto adiposo ed infine può anche trasformare le proteine in energia.
Questo meccanismo può alterarsi a causa della continua introduzione di bevande o alimenti zuccherati. Se oltre ai cibi da cui otteniamo il glucosio, beviamo e mangiamo alimenti con dosi eccessive di zucchero, il nostro pancreas lavora costantemente e il sistema di regolazione di insulina viene alterato facendo si che quei meccanismi che ordinano  i livelli di glicemia nel sangue smettano di funzionare.
Per quanto riguarda lo scompenso glicemico, diciamo che la composizione chimica dello zucchero è abbastanza semplice. Non richiede quindi di un lungo processo di digestione, per cui il nostro fegato non deve sintetizzarlo ed arriva rapidamente al  sistema nervoso ed alle cellule.
Lo zucchero viene assorbito ed agisce direttamente sul sistema nervoso e sul metabolismo. Si avverte come uno stimolo veloce, ma a questo impulso energetico segue una ricaduta, con conseguenti stati di irritabilità, euforia e un continuo bisogno di ingestione di ulteriori quantità di zucchero creando così una forma di dipendenza.
Sono i cosiddetti picchi glicemici. Se continuiamo assumendo zucchero, attraverso una bibita, una caramella, un caffè,  inizia una seconda crisi glicemica ancor prima che la precedente finisca.
Questi continui "stress" ormonali portano un esaurimento delle energie e a un conseguente indebolimento generale che a lungo andare danneggiano il nostro sistema immunitario.
Ed è qui che entra in gioco l’indice glicemico degli alimenti, ossia  la velocità con la quale aumenta la glicemia in seguito all’assunzione di 50 grammi di carboidrato.

Alimenti con indice glicemico basso rilasciano energia in modo piuttosto costante per un periodo prolungato, permettendo di evitare la sensazione di fame poche ore dopo il pasto. Gli alimenti con indice glicemico elevato rilasciano l'energia sotto forma di glucosio molto più velocemente e questo fa si che la sensazione di fame ritorni a farsi sentire ben presto.

Abbiamo visto precedentemente come il saccarosio che ingeriamo in eccesso può essere trasformato in trigliceridi. Elevati livelli di trigliceridi (superiore a 200 mg / dl) sono associati ad un aumento del rischio di arteriosclerosi e quindi coronaropatia e ictus.

IL MAL DI ZUCCHERO


L’ energia di cui ha bisogno il nostro organismo per poter svolgere al meglio le proprie funzioni proviene dallo zucchero, ma lo zucchero di cui abbiamo bisogno si chiama glucosio.
Purtroppo però si pensa che dire zucchero e dire glucosio sia esattamente  la stessa cosa.
Un malinteso, questo, che genera grandi benefici economici all’industria zuccheriera.
E’ una confusione dovuta al linguaggio, urge quindi un chiarimento.
Per essere più precisi il glucosio è uno zucchero ma non è lo zucchero bianco che tutti conosciamo.
Il glucosio è il nostro combustibile cellulare e svolge un ruolo fondamentale e preliminare in tutte le reazioni chimiche che hanno luogo nel nostro organismo.
Lo otteniamo dalla  frutta,  dalle verdure, così come dal riso e dai cereali (meglio se integrali) e dai legumi e dagli ortaggi.

Lo zucchero bianco, invece, è un non alimento che non apporta nulla al nostro corpo, se non calorie vuote, in quanto tutte le vitamine ed i minerali presenti nella canna da zucchero e nelle barbabietole (da cui si estrae) si perdono nelle fasi di lavorazione. Il suo nome specifico è saccarosio.
Chimicamente parlando, il glucosio e il saccarosio hanno strutture differenti, il che si traduce in capacità ed influenze sull’organismo profondamente diverse.
Il primo è un catalizzatore fornito dalla natura e come tale consente che, ogni giorno, abbiano luogo nel nostro corpo reazioni chimiche metaboliche. Ci fornisce energia, mantenendoci attivi fisicamente e psicologicamente.
Il secondo, invece, è stato sviluppato dall’industria ma non ha nessun effetto benefico per il nostro organismo.
Chiarito il malinteso andiamo avanti, cercando di spiegare perché lo zucchero bianco è cosi dannoso.